GIAPPONE, 250 ANZIANI SI OFFRONO VOLONTARI PER SALVARE FUKUSHIMA (Da SuperAbile INAIL)


Un gruppo di 250 anziani, soprattutto ingegneri e medici, ha espresso la propria disponibilità a lavorare alla messa in sicurezza del sito colpito dal terremoto di marzo. Li hanno chiamati "kamikaze nucleari", ma loro rifiutano l'etichetta e mettono in evidenza il dovere, per la loro generazione, di fare qualcosa di concreto e i minori rischi per la salute rispetto alle persone giovani. Offerta per il momento declinata dal governo nipponico e dalla società che gestisce l'impianto
esplosione in una centrale nucleare
ROMA - Li hanno chiamati "kamikaze nucleari", sono stati dipinti come il "Corpo dei suidici". Ma loro preferiscono definirsi semplicemente come un gruppo di cittadini responsabili che vogliono contribuire alla messa in sicurezza del sito nucleare sconvolto dal terremoto che lo scorso 11 marzo ha colpito il paese. Si tratta di pensionati, tutti sopra i 60 anni di vita, la gran parte dei quali ingegneri e medici, tutti con una qualche specializzazione e qualificazione: volontariamente, si dicono pronti ad affrontare la radioattività di Fukushima. Un'offerta di aiuto che per il momento è stata declinata dai responsabili della centrale nucleare, per i quali ci sono già abbastanza persone al lavoro nel sito. Loro insistono comunque per andare e la loro storia, veicolata sui media giapponesi, ha avuto poi grande risalto anche sui media internazionali.
Fra coloro dai quali è partita l'idea c'è Yasuteru Yamada, ingegnere in pensione di 72 anni: lui conta di avere davanti ancora 15 ani di vita, e ritiene che non siano sufficienti perché il suo corpo sviluppi il cancro, il principale rischio cui vano incontro i lavoratori - un migliaio circa - che stanno cercando di riportare sotto controllo Fukushima. Simili le considerazioni di Kazuko Sasaki, 69 anni, che spiega l'impegno ricordando che "la mia generazione è quella che ha promosso la costruzione delle centrali nucleari, e se non ci prendiamo noi la responsabilità di quella scelta chi lo farà?". Anche la signora afferma che la malattia che potrebbe insorgerle non arriverebbe prima dei 75-80 anni, e comunque - dice - "a quell'età potrei comunque avere già sviluppato un tumore". "Gli anziani - continuano a spiegare - sono meno sensibili alle radiazioni: per questo, dobbiamo fare la nostra parte".
C'è coraggio, pragmatismo, senso del dovere, capacità di visione asettica della situazione nelle parole degli anziani, arrivati alla ragguardevole cifra di circa 250. Come detto, il loro aiuto è stato rifiutato sia dal governo nipponico sia dalla società che gestisce l'impianto. I rappresentanti del gruppo sono stati ascoltati, ma la difficoltà è fare in modo che le esperienze da loro maturate nella vita e la buona volontà portino a risultati concreti, a cose da fare, a compiti specifici da svolgere.